Eutanasia, Fabio Ridolfi chiede allo Stato di poter morire in pace
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Eutanasia, Fabio Ridolfi chiede allo Stato di poter morire in pace

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Dopo l’eclatante caso di Dj Fabo, si torna a parlare di eutanasia in Italia: Fabio Ridolfi chiede a gran voce allo Stato di poter morire.

L’eutanasia è un argomento estremamente controverso, in Italia. A causa delle ingerenze politiche del Vaticano nel Belpaese, e anche per alcune frange molto conservative della politica italiana, non si riesce a mettere nero su bianco il sacrosanto diritto di morire, qualora si venga colpiti da una malattia estremamente invalidante o dolorosa. Questo è il caso di Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano (Pesaro e Urbino), colpito da tetraparesi. Questo il suo messaggio allo Stato italiano.

Le parole di Ridolfi

“Gentile Stato italiano, da 18 anni sono ridotto così. Ogni giorno la mia condizione diventa sempre più insostenibile. Aiutami a morire. Questa è la richiesta di Fabio Ridolfi al Governo italiano, che non ha ancora legittimato l’eutanasia come pratica “standard” qualora un individuo venga colpito da una malattia permanente di tipo invalidante o estremamente doloroso. L’uomo, assistito dall’Associazione Luca Coscioni, non può muovere nessuna parte del corpo, tranne gli occhi.

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La richiesta di Fabio

L’idea di Fabio è quella di andare in Svizzera, assieme ai legali dell’Associazione Luca Coscioni, per poter finalmente porre fine alle proprie sofferenze. Ridolfi ha inviato una richiesta alla Asur Marche (Anagrafe Sanitaria Unica Regionale) al fine di poter accedere al suicidio assistito, come in seguito al caso Cappato/Dj Fabo. Eppure, dal 15 marzo ad oggi – quanto il Comitato etico ha visionato la richiesta – non è stato espresso alcun parere in merito al destino di Fabio Ridolfi.

Le parole dell’Associazione

“Fabio chiede di porre fine alle sue sofferenze in modo indolore, con le modalità più veloci e rispettose della sua dignità. E’ un suo diritto, sulla base della sentenza della Corte costituzionale nel ‘caso Cappato/Antoniani'”. Queste le parole di Filomena Gallo, segretario nazionale dell’Associazione, e Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Coscioni. “Ancora una volta, come già successo con Mario e Antonio, il ritardo della Asur nel rispondere alla sua richiesta, in violazione degli obblighi di legge, comporta sofferenze che per Fabio sono da anni insopportabili.

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ultimo aggiornamento: 18 Maggio 2022 16:27

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